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dio se non in tempo di notte. Spento che fu il fuoco sotterraneo, restò tutto nero, e sterile il terreno sovrappostovi, e appunto la di lui negrezza, destando la mia curiosità, mi fece rilevare questa cosa. Mi accorderà l’Eccellenza Vostra, che fra le origini de’ monti Vulcanici abbiamo un diritto di mettere anche i fulmini? Se desse un fulmine in qualche Monte di zolfo, non farebb’egli probabilmente più romore, non avrebbe più riflessibili conseguenze di quello ch’ebbe nelle umide torbiere d’Ostrovizza? Mi risovviene a questo proposito d’aver letto in qualche luogo, che il Signor Linneo viaggiando pell’Isola d’Oeland vide ardere a Moe Kelby alcuni monticelli di minerai, dal quale era già stato cavato l’Allume; l’incendio accidentale avea incominciato due anni prima, ch’egli passasse di quel luogo: il Vulcanetto avea molti caratteri della Solfatara di Pozzuoli. Kempfero à notato ne’ suoi Viaggi del Giappone un Vulcano nato dall’accensione casuale d’una minera di Carbon fossile.

Un boschetto, non molto lontano da questo sito, produce nelle stagioni d’Autunno, e di Primavera una enorme spezie di Fungo, che rassomiglia perfettamente al Carrarese, sopra di cui l’ottimo Amico nostro Sig. Marsili, PP. di Botanica nell’Università di Padova, ci à dato un aureo Opuscolo1. Le vipere amano quel sito, detto da’ soldati il Picchetto, e vi moltiplicano più che in qualunque altro luogo vicino. I Frassini danno anche in que’ contorni abbondante Manna, e di ottima qualità: ma i Morlacchi nemmeno colà ànno imparato la semplice operazione, che si richiede per farla stillare dai rami.

  1. Fungi Carrariensis Historia. Pat. 1766. in 4.