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grato, composto di piccioli frantumi marini, e di sabbia Vulcanica prodotta dai fluitamento di lave triturate.
Lo strato coperto (H) è d’argilla azzurognola, semipetrosa, simile a quella, che forma il piè del colle contiguo, e d’un ramo di monticelli, che prolungandosi incontrano Brebir, e passan oltre sino a Scardona. Non m’accomoderei agevolmente col celebre Sig. Raspe ad attribuire a’ Tremuoti queste fenditure verticali degli strati calcarei, e molti altri fenomeni somiglianti. Eglino sono troppo minutamente suddivisi, e troppo regolarmente, perchè si possa ripeterne le separazioni da un agente improvviso, e gagliardo. S’aggiunge per togliermi affatto da questa opinione l’aver io in più luoghi della Dalmazia osservato, che anche i solidi massi di marmo calcareo volgare ànno delle crepature, e fenditure in ogni senso, a un di presso come quelle de’ marmi sopraccennati, spiegate assai ingegnosamente dal dottissimo Monsig. Passeri nella sua Storia Naturale de’ Fossili del Pesarese, Opera degnissima di ricomparire alla luce, e d’essere, più di quello ch’è, conosciuta oltremonti. Non è già ch’io non sia disposto a concedere moltissimo coi Sig. Raspe (e col soprallodato amico mio Monsig. Passeri, che sembra parziale del sistema Hoockiano) alla forza de’ Tremuoti, e de’ fuochi Vulcanici, che li cagionano, allorquando si tratta di spiegare le gran fenditure, sfaldamenti, rovesciamenti delle montagne: ma gli esempj dei disequilibramenti, e rovine nate dai lunghi lavori sotterranei delle acque, sono tanto frequenti nelle provincie, ch’io nelle picciole mie peregrinazioni ò visitato, sì in Italia, come oltremare, che non ardirei di preferir loro cagioni più infrequenti, e rimote.
Sotto la Villa d’Ostrovizza è una palude, il di cui fondo di Torba colpito da un fulmine alcuni anni sono arse lungamente, non dando verun segno d’incen-