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masso di rovine, ridotto a questo stato dall’Artiglieria Veneziana. Alcuni Scrittori credettero, che Blandona fosse colà anticamente: ma niun vestigio di Romana Antichità si vede in quelle mura, e torri cadenti, e disabitate. Io mi v’aggirai cercando qualche pietra scritta, o lavorata, e n’uscii finalmente dopo d’aver sudato invano, per non trovarne qualcuna, che mi cadesse sul capo.
È ben degno d’osservazione l’Han, che sta vicino a queste macerie, quantunque anch’egli sia adesso rovinoso, ed abbandonato alla barbarie de’ Morlacchi abitatori delle campagne vicine, che vanno a prendervi materiali da impiegare nelle goffe loro fabbriche. Le fondazioni degli Han, o Caravanserai, fanno molto onore alla Nazione Turca, presso di cui sono frequentissimi. Questo, che vedesi vicino alla Vrana, è stato fabbricato senza risparmio. La sua facciata è di 150. piedi; la lunghezza di 175. È tutto fabbricato di marmo ben appianato, e connesso, i di cui pezzi sono stati colà trasportati dalle rovine di qualche antica fabbrica Romana, per quanto ben esaminandoli si può rilevare. Il corpo dell’Han è diviso in due gran cortili circondati da ben adorne camere, e ben intese gallerie. L’architettura delle porte vi è di cattivo gusto turchesco traente al gotico. Una parte delle mura, e dei pavimenti di questo luogo fu messa sozzopra dalla sciocca avidità de’ cercatori di tesori.
Il nome di Vrana è passato adesso a una meschina Villa, forse un miglio lontana dalle rovine del Castello, sul luogo medesimo, dove nel secolo passato avea i suoi giardini un riguardevole Turco detto Halì-begh; la squallida abitazione del Curato di quel paese porta ancora il nome degli Orti d’Halì-begh. In un Ms. del Gliubavaz, ch’io ò presso di me, e che appar-