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ta e pesante che merita d’essere riposta fra le non povere miniere di ferro. Anticamente anche il dorso della Montagna era coperto di lecci, e dal fianco di essa che guarda Loparo scendeva al mare lavata dalle piovane l’arena minutissima quarzosa, conosciuta da’ marmoraj, e nelle officine vetrarie sotto il nome di Saldame. È probabile che Plinio1 abbia parlato di questo sito laddove dice, che per segare i marmi „era stata trovata una buona spezie d’arena in un fondo vadoso dell’Adriatico, che restava scoperto nel recedere della marea.“ La spiaggia, che giace appiè dell’aspro, e sassoso monte detto ancora Verch od mela, il Colle della sabbia, quantunque sabbia non vi sia più, è tutta di Saldame, come lo sono varj altri siti dell’Isola, dove il mare batte contro le radici de’ colli arenosi. Ecco il caso d’imbrogliare i futuri Orittologi; caso, che come vedrete più sotto, accadde altre volte. L’arena, che occupava la superficie della Montagna, dove sopra strati di marmo Ortoceratitico, e di Breccie d’antichissima origine fu deposta da mari, o da fiumi antichi (il che mi sembra più probabile, perchè non à vestigj di corpi marini), adesso è discesa colle piovane dalla sua residenza, e si mescola co’ Testacei d’un nuovo mare, che naturalmente non produce arene simili distruggendo i monti litorali calcarei. Chi sa dopo quanto tempo ella si petrificherà insieme co’ corpi marini, e dopo quanto altro ella si troverà nelle basi de’ monti nuovi! Sembra che questa spezie d’arena sia venuta ben di lontano; imperocchè monti minerali non esistono lungo il nostro Adriatico, e che

  1. Plin. L. XXXVI. cap. VI.