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universale della Dalmazia sono lasciati allo scoperto in ogni stagione. La nebbia salsa sollevata dalla commozione orribile de’ flutti, che suole mugghiare fra la montagna d’Arbe, e le opposte Alpi nell’angusto Canale della Morlacca, abbrucia tutti i germogli delle piante, e de’ seminati, se portata dal vento venga a cadere sull’Isola; ella è seguita da una crudele carestia d’ogni cosa. Di questa disgrazia risentonsi anche le carni degli animali abbandonati al pascolo, che riescono di cattivo sapore in conseguenza dell’amaro, e poco nutritivo alimento. Prescindendo da queste anomalie, l’aria d’Arbe è salubre, nè si può accusarla d’avere influenza costante nelle febbri estive degli abitanti campagnuoli che provengono, second’ogni probabilità, dai cibi poco bene scelti, e da un regime di vita quasi Ottentotto.
Il materiale dell’Isola è amenissimo; nè di quelle, ch’io conosco in Dalmazia, alcuna può esserle paragonata. Dalla parte orientale à un’altissima Montagna della natura, e impasto medesimo che la Morlacca, di cui fu anticamente una parte. Appiè di essa prolungasi il resto dell’Isola verso Ponente, e si divide in bellissime, e feconde Valli piane, e di colline atte a portare i più ricchi prodotti. All’estremità, che guarda Tramontana, stendesi in mare un delizioso Promontorio detto Loparo, coronato di colline, che racchiudono quasi perfettamente una bella pianura coltivata. Da questo sono poco distanti le due Isolette di S. Gregorio, e di Goli, utilissime a’ Pastori, e a’ Pescatori. La costa d’Arbe, che guarda la Montagna Morlacca, è tutta ripida, e inaccessibile; guai al naviglio che sia colto dal furore de’ venti in quel Canale privo di porti da entrambi i lati! Il lungo, e angusto Isolotto di Dolin prolungandosi parallelamente all’Isola d’Arbe lungo il lido detto di Barbado, vi forma un Canale meno pericoloso, ma