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non dipenda dal medesimo Governatore, e sia soggetta a Spalatro così nel civile, come nell’Ecclesiastico. Un solo picciolo scoglietto abitato da conigli s’alza nel Canal di mare, che la separa da essa. Solta gira intorno a ventiquattro miglia; è pochissimo abitata perchè quasi tutta coperta di boschi, ne’ quali propagansi molte vipere, come anche in quelli della Brazza. Il suo miele è celebratissimo, e non cede a quello di Spagna, o di Sicilia per verun titolo.

§. 4. Dell’Isola d’Arbe, nel Golfo del Quarnaro.

Egli è un terribile salto Geografico questo passare tutto ad un tratto dall’Isola della Brazza a quella d’Arbe, che n’è ben centoventi miglia lontana. Ma che volete ch’io dica? I viaggiatori di mare ne fanno di più belle. Delle Isole minori del mar di Sibenico, e di Zara, io ò scritto quel poco che mi venne fatto d’osservarvi; di quelle di Cherso, e d’Osero ò parlato forse anche più di quello portasse la discrezione; nell’altre Isole del Quarnaro non mi sono fermato che momenti, e quella d’Arbe è la sola, di cui possa dir qualche cosa di non inutile.

Quest’Isola agli antichi Geografi fu poco nota; si trova però nominata da Plinio, dalla Peutingeriana, e dal Porfirogenito; presso Tolommeo per qualche difetto de’ copisti, che avrà messo del disordine nel testo, l’Isola è detta Σκαρδώνα, Scarduna, e le sono attribuite due Città Arba, e Colento. Gli Arbegiani, avendo delle ragioni per credere che due Città esistessero nell’Isola loro, tengono quasi per infallibile lo storpiato testo di questo Geografo, nel quale l’Isola loro bella, e nobilissima viene confusa coll’incolto, e disabitato Isolotto di Scarda, contiguo all’Isola di Pago.