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perfezionarle, ardisco ciò non ostante d’indirizzarne una parte anche a Voi, dottissimo, e pregiatissimo Amico, senza timor d’incontrare la taccia di temerità, o disprezzo del mio dono qualunque siasi. La sperienza dee avervi insegnato quante difficoltà, e remore non prevedibili sovente incontrino i Viaggiatori Naturalisti, anche allora che sono scortati dall’Autorità del Governo, pelle Montagne; e quindi più che i sedentarj Letterati sarete in istato di calcolare quanto tempo m’abbiano rubato, in contrade poco abitate, e lontane dalla coltura Italiana i cangiamenti dell’aria, le incostanze del mare, l’ignoranza, o la diffidenza degli uomini rozzi. I giorni perduti indispensabilmente occuparono forse più che la metà de’ dieci mesi da me consumati nelle replicate gite fatte in quel Regno; ed io mi sarei forse risarcito del danno, se dopo d’aver superato una buona parte delle difficoltà non mi fosse cessata l’occasione di ritornarvi. Ad ogni modo, non essendovi stato sinora chi abbia dato di quel vasto Paese notizie dettagliate, credo anche il poco ch’io ne ò osservato possa piacere ai Naturalisti.

§. 1. Dell’Isole Lissa, e Pelagosa.

L’Isola, che a’ giorni nostri è chiamata Lissa, fu dagli Antichi conosciuta sotto il poco dissimile nome d’Ίσσα, Issa. I Geografi Greci, e Latini ne fanno menzione onoratissima come d’una Colonia di Siracusani; e le danno quasi unanimemente il primato fra l’Isole del Mare Illirico, quantunque il di lei breve circuito non la faccia essere una delle maggiori. Scimno Chio dovendo parlare dell’Isole Illiriche incomincia da Lissa, quantunque sia la più lontana dal Continente; Strabone fra le notissime l’annovera in principal luogo; ed Agatemero la mette alla testa del-