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mensa abbondanza, cadono sovente avvelenati dalle micidiali esalazioni. Egli qualifica le febbri autunnali Narentine come una spezie di peste, da cui è difficilissimo il liberarsi.
Ogni abitante di quella Contrada à il suo picciolo padiglione per ripararsi dalle zanzare, e insetti congeneri nel tempo del sonno; le persone più comode stanno sotto il padiglione di velo anche il giorno, durante la stagione calda. Il numero di queste incomode bestiuole nel tempo ch’io mi trovava colà era ancora sì grande, ch’ebbi a disperarmi. Un Ecclesiastico mi mostrò una picciola escrescenza, o natta, che avea in fronte, e mi assicurò che la gli era venuta dalla puntura d’una zanzara. Egli è uomo d’ingegno acuto anzicchè no; e mi disse, che sospettava le febbri, dalle quali erano tormentati i Narentini, potessero essere occasionate dalle punture di quest’insetti, che dopo d’aver succhiato un pesce, o un quadrupede fracido, o forse un’erba malefica passano a succhiare gli uomini. Veramente non sembra impossibile la comunicazione d’un qualche miasma anche per questa via; ed il sospetto è per lo meno ingegnoso. L’insalubrità del paese di Narenta non è però irrimediabile; alcune porzioni vi si sono rese abitabili dopo la coltivazione de’ terreni contigui. Il cercare d’incoraggirvi l’Agricoltura, e i Ritratti in particolare, potrebbe ancora farlo divenire un Territorio ricco, e ridente, come dovette essere stato ne’ tempi antichi.
I colli, che circondano quella Contrada, sono per la maggior parte marmorei: non v’à differenza dagl’impasti delle loro pietre a quelle dell’Isole. Nè curiosità fossili, nè cose utili vi si osservano, se una Miniera di Pissasfalto se ne voglia eccettuare, che trovasi appiè del Monte Rabba, nel tenere di Slivno, in Xaxabie.