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re a profitto. L’abbondanza d’ogni genere di prodotto, che si mette nelle campagne Narentine, dovrebb’eccitare quella popolazione, s’ella non fosse d’un inerzia ineccitabile, ch’è probabilmente una conseguenza dell’aria crassa, che la preme, e circonda. Gli erbaggi d’ogni sorta, il grano Turchesco, il Frumento, e gli Ulivi poi singolarmente vi fanno meravigliosa riuscita; i Mori vi si alzano in breve giro d’anni a una procerità sorprendente, e i Bachi che se ne pascono fanno una bellissima seta. Le Viti non vi danno assai buona rendita; ed è un prodigio che vi si conservino restando per lungo tempo ogni anno sott’acqua, spezialmente nella pianura, che stendesi fra’ due fiumi rimpetto a Metkovich, Villa ben abitata da gente sana, laboriosa, e coraggiosa.

Ad onta del terreno ubertoso, e della situazione più che ogni altra felice rapporto al commercio colla Turchia, il paese di Narenta è pochissimo popolato, e meno ancora frequentato da’ naviganti, che temono gli effetti di quell’aria, da cui forse dee ripetersi la qualificazione di Neretva od Boga procleta, Narenta maladetta da Dio, ch’è passata in proverbio presso i Dalmatini. Il cel. Dottor Giuseppe Pujati, che morì Pubblico Professore a Padova dopo d’avervi con somma lode per varj anni insegnato la Medicina, diede alla luce un Trattato de Morbo Naroniano, atto a spaventare qualunque avesse voglia di colà portarsi spezialmente in Autunno. Io però vi fui d’Ottobre, vi restai quindici giorni, e la mercè di semplicissime precauzioni ne uscii sano con tutti i miei marinaj, che aveano fatto di molte difficoltà prima di venirvi. L’acqua, che stagna in alcuni luoghi, vi diventa pestilenziale a segno d’uccidere il pesce che vi nuota; il Pujati assicura che gli uccelli palustri, de’ quali v’è un’im-