Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/382

candro nella Teriaca, prescrive di raccogliervi l’Iride. Teofrasto, citato da Ateneo, dà il vanto, sopra tutti gli altri paesi produttori di questa pianta ai monti Illirici lontani dal mare, il che potrebbe accordarsi benissimo con Nicandro, intendendo de’ Monti, da’ quali esce la Narenta1. E giacchè sono a ricordare gli Antichi, credo opportuno d’aggiungervi, che a Mostar, e nel resto della Bossina si prepara ancora dai Turchi coll’infusione de’ favi nell’acqua, e pel mezzo della fermentazione una sorte d’Idromele da essi chiamata Scerbèt, che corrisponde a quella, che usavano gli antichi Taulanzj abitatori del paese medesimo, della quale trovasi riferita per esteso la manipolazione dall’Autore dell’Opuscolo Περί θαυμασίων άκουσμάτων, attribuito ad Aristotele2. I nostri vicini, che avrebbono un rimorso grandissimo se bevessero un bicchiere di vino, non ànno poi gran difficoltà d’ubbriacarsi collo Scerbèt. Eglino cioncano anche de’ buoni bicchieri di Rakia, ch’è l’acquavite fatta di graspi; ed ànno inoltre varie preparazioni di mosto cotto, delle quali si servono senza veruno scrupolo. Il Muscelez, e la Tussìa sono bevande di questa fatta, che riescono attissime ad ubbriacare: ma i Pro-

  1. Athen. Dipnosoph. Lib. XV. cap. VIII.
  2. „Narrasi che gl’Illirj detti Taulanzj fanno vino del miele; imperocchè spremono i favi dopo d’avervi gettato sopra acqua, e questa cuociono fino a che ne resti la metà, poi la mettono in vasi di creta ch’ella è di già dolcissima al bere; indi ripongonla in botti di legno, e la conservano per molto tempo sino a che contragga il sapore di perfetto vino. Questa bevanda poi è dolce, e salubre. Raccontasi che qualche volta ne sia stato fatto anche in Grecia, e che non distingueasi dal vino vecchio.“ Aris. Περί θαυμασίων άκουσμάτων.