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sione del fiume, laddove dividesi per abbracciarla. L’Emporio Narona non era poi più d’ottanta stadj lontano dal mare a dritta linea; e Plinio ebbe il torto nel metterlo a maggiore distanza. Non volendo però punto alterare il testo di Scilace, si può credere, che il Lago di cui egli parla, fosse la pianura di Rastok1 e del Trebisat, che ben merita questa denominazione nella stagione delle inondazioni, e da cui resta prominente un gran tratto di coltivabile campagna, che forma adesso il midollo del Territorio di Gliubuski. In questo caso Scilace avrebbe preso pel Narone il Trebisar, che da quelle pianure discende a metter foce in Narenta. Forse anche l’Isola, di cui quell’antico Scrittore vanta la fecondità, è il tratto di campagna Narentina, che stendesi fra il Norin, e la Narenta, e che potè benissimo essere isolato anticamente per una regolata comunicazione de’ due fiumi, che passasse appiè del colle di Citluc, dove adesso è un terreno paludoso, e un canale mal navigabile. Volendo andare un po’ più addentro, sarebbe da esaminare le terre elevate del Mostarsko-Blato, vale a dire del Lago paludoso di Mostar, da cui si può assai giustamente asserire che il Fiume di Narenta si parta per venirne a scaricarsi maestosamente in mare pel mezzo di tre ampie foci.

Le rive di questo fiume furono negli andati tempi famose presso i Professori di Farmacia, a’ quali Ni-

  1. Potrebbe alcuno condotto dalla maggior analogia de’ nomi credere che Ραδώτζα del Porfirogenito fosse Rastok, e non Zaostrog: ma dovendo Rastotza essere al mare come Mocros, ed esercitare la Pescagione, non si può ragionevolmente confonderla con Rastok fra terra.