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co è sommerso: e noi dovemmo salire per una strada dirupata onde varcare la punta del colle asprissimo, su di cui sorgevano probabilmente prima de’ tempi Romani le fortificazioni, che dierono tanto da sudare a Vatinio. Lungo quel sentiere si vedono nelle rupi le traccie d’antiche Iscrizioni, che vi furono scolpite. La povera Villa di Vido è adesso nel luogo dov’erano i Tempj, e i Palagj de’ Romani conquistatori; vi si riconoscono gran vestigj di Bagni, d’Acquedotti, di nobili edificj, di mura; e i miserabili alloggi di que’ Morlacchi che v’abitano sono tutti fabbricati di bel pietrame antico. Poche Lapide vi restano sopra terra attualmente, essendone stata trasportata una gran quantità in Italia per adornarne i Musei degli Amatori. Io ve ne ò ricopiato due sole: ma è probabile, che ve ne sieno dell’altre ricopiabili, alle quali la maliziosa pigrizia di quegli abitanti non mi avrà voluto condurre. Della formidabile popolazione di Pirati, che nell’età di mezzo dominava in questo paese, e che finalmente dopo lunghissime guerre fu da’ Veneziani estirpata, non rimane monumento veruno. Sarebbe forse stato inutile il cercarne anche se avessero occupato un luogo difeso dalle inondazioni; imperocchè que’ rapaci Corsari probabilmente saranno stati privi d’arti, e disprezzatori de’ posteri, come degli antenati loro.
Alcuni geografi, fra’ quali il Signor Busching, dicono che l’antica Narona sorgeva precisamente sul colle dove ora è Citluc, picciolo luogo fortificato, e posseduto da’ Turchi; ma il fatto prova in contrario. Citluc è intorno a otto miglia lontano dalle rovine di Narona: e se v’ànno delle pietre antiche impiegate nel fabbricarlo, si dee credere che vi sieno state trasportate da Vido. La Martiniere, e varj Autori di Carte segnano col nome di Narenta una Città, che