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ni, vale a dire, che ne’ tempi andati quel Lago era una campagna coltivabile, le di cui acque scolavano per voragini, o Jame sotterranee, otturate da’ Turchi nell’abbandonare il paese. Gli resta però ancora un’uscita verso Mezzogiorno, dove s’insinua nella caverna di Czernivir; e per quanto dice quella gente, dopo un viaggio coperto di due miglia forma il Lago di Desna, poi si scarica nel Canal nero, che mette foce nel fiume Narenta due miglia lontano dal mare. Il Lago di Jezero s’asciuga pur qualche volta, e presenta pinguissimi terreni ai coltivatori Morlacchi, che ne profittano alla loro maniera, come sogliono fare anche della campagna di Rastok, quando resta libera dalle acque in istagione opportuna. Jeseraz è un Laghetto, come appunto il suo nome lo indica, il quale à poco fondo, e quindi resta asciutto quasi ogni anno, quando però le pioggie non sieno state strabocchevoli.

Il paese che giace fra Vergoraz, le Paludi Narentine, e il mare, generalmente parlando, è poco atto a coltura, perchè alternativamente coperto d’acqua, e di sassosissimi monti: ma sono ben altra cosa le campagne irrigate dal Trebisat al di là del nostro confine. La poca cura però, che ne ànno i Turchi, fa che sieno gran parte dell’anno inondate; quel fiume non à veruna sorte d’argini, anzi tratto tratto incontra degl’intoppi nel bel mezzo della pianura. Le acque del Trebisat sono tartarose; e ne’ luoghi dov’egli spandesi, sovente lo strato esteriore del terreno è composto di picciole pagliuzze, frammenti d’erbe, e Neriti intonacate di tofo cretaceo. Io ne ò raccolto per curiosità, nel mentre che le mie guide si ristoravano mangiando. Lungo questo fiume ànnovi de’ gran tratti di macchia, per mezzo alla quale passa l’antica Via militare, che manteneva la communicazione fra Salona, e Narona. Io vi discesi per