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dagnerebbe moltissimo, lasciando anche da parte l’aumento del prodotto, e i comodi di commercio, che se ne potrebbono trarre. La vostra nobilissima Nazione, Mylord, somministra un esempio luminoso dell’influenza dell’Arte pescatoria nelle forze marittime. È vero che noi non abbiamo nell’Adriatico Balene da combattere, nè la gran quantità de’ pesci polari, che inondano i Mari del Nord: ma egli è vero altresì, che la nostra navigazione non è ordinariamente diretta all’America, nè alla China, e quindi il Pescatore uso a battere il nostro Mare in qualunque stato diviene attissimo marinajo pe’ bisogni che abbiamo.
De’ pesci inquilini erranti da per se soli come a dire Dentici, Congri, Orate, e simili usano andar a caccia pur di notte con barche illuminate, e sono meravigliosamente destri nel coglierli colla Foscina, ch’è una lunga lancia di legno armata all’estremità d’un pettine di ferro, che à i denti fatti in foggia d’amo. I Tonni, le Palamide, le Lizze, i pesci Spada, e i Goffi non di raro si trovano anch’essi alle mense di Macarska.
Il Delfino, e i Tursioni congeneri ad esso vagano liberamente per quelle acque; nè vi fu sino ad ora chi abbia volto il pensiero a trar partito da questa picciola specie di Cetacei del nostro mare. I pescatori Dalmatini ànno una sorte d’amicizia, e di gratitudine ai delfini, facendo loro un merito del cacciar il Pesce alle barche illuminate, o sia che peschino colle Tratte, o colla Foscina; in quest’ultimo caso i Pescatori non mancano di gettare dalla barca al Delfino qualche grosso pesce come per dividere la preda con esso. S’io avessi avuto l’agio, ed opportunità necessaria, mi sarei provato a far toccare con mano a qualche pescatore men irragionevole degli altri il danno, che apportano questi