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anche d’un tratto di podere ch’ella irrigava. Adesso il mare batte violentemente contro la rupe scritta, e di già colla reiterata percussione delle ghiaje litorali ne à pregiudicato di molto il pregevole monumento, che non si legge più intero. Il podere, il giardino, il viale ameno, per cui s’andava a questa fonte, che apparteneva, secondo il Ch. Signor Girolamo Zanetti, a Liciniano Imperadore, è tutto stato sommerso con essa insieme dal rialzato mare.
Il fiume Narenta, e la campagna da lui allagata, in cui trovansi sepolti i resti dell’Emporio Narona, mi somministrarono l’altra, che pur troppo è applicabile anche alla parte nostra, dove Adria, e Ravenna subirono la medesima sorte. Le acque ritardate nel loro corso dall’opposta crescente altezza de’ flutti, deposero intorno alle foci di Narenta un gran numero di banchi d’arena, d’alcuni de’ quali formaronsi dell’Isole basse, e paludose: ma di questo apparente prolungamento delle terre, ben si vendica il Mare giornalmente, rimontando sempre più addentro nell’alveo del Fiume medesimo, e costringendone le acque impedite dallo scaricarsi liberamente a spandersi pell’aggiacente pianura. Quel tratto di paese, ch’era una volta fecondissimo produttore di biade, e dominato da una florida Città, è adesso una vasta, e insalubre palude, dove appena trae la vita languendo una miserabile, e scarsa popolazione. Non sarebbe però difficile impresa il ridurre abitabile e fruttifera quella pianura; e vi s’incontrerebbero meno difficoltà che nel basso Polesine, poste le differenti combinazioni del sito; ma stando le cose in istato naturale il Mare vi à fatto ritrocedere il Fiume, ed allagate le terre. Il lago Scardonitano sarà forse stato anch’egli una pianura irrigata dal Tizio, prima che il Mare ne rispingesse il corso.