Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/341

bia sul Biocovo questa sollevasi in alto, stracciata in mille guise; l’interno della Montagna mugge, poi mena romore grandissimo; l’aria s’irrigidisce. Se il Biocovo non à nebbie, annunziano Borea le nubi egualmente distese per quel tratto di Cielo, e il rigore insolito dell’aria. Dicono i Pastori, e sembra il fatto lo mostri, che il vento Borea esce dalle voragini della Montagna. Certa cosa è che dalla sommità egli scende verso il mare come un torrente impetuosissimo, ed improvviso. Gli antri d’Eolo situati nelle alte montagne, e le procelle, che rovinando calano dalle altezze presso i Poeti antichi, mostrano che queste osservazioni sono state fatte anticamente da Nazioni più colte. Anche Seneca pensò che i venti si scatenassero dagli abissi sotterranei, e si facessero strada pelle aperture della terra. Allorchè per qualunque cagione si accendono i boschi dell’interno della Montagna regnano i venti Boreali di mediocre forza (come sono mediocremente sprofondate le convalli selvose accese) finchè dura l’incendio: ma cagionano lunghe siccità. A questo proposito è da ricordare ciò, che si legge de’ Segnani nella Storia della Guerra de’ Veneziani contro gli Uscocchi. Asseriscono gli Scrittori, che que’ Ladroni accendendo gran fuochi pe’ boschi, o cacciando gran quantità di rami accesi nelle voragini destavano il vento, che impediva ai legni nemici l’approdare alle loro spiagge, e talvolta li faceva perire in quel pericolosissimo Canale della Morlacca. Quando il Monte è assai bagnato dalle pioggie, o non fa vento Boreale, o se spira per qualche poco di tempo, non prende forza se non a misura, che il Monte va rasciugandosi. Alzasi però il vento di Borea se dopo lunga siccità cada in iscarsa dose la pioggia; se non fa Borea in questo caso, è segno di vicino Scirocco. Se dopo ventiquattr’ore di Bo-