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mone co’ denti, e ritardava il corso delle barche tanto sensibilmente, ch’egli non solo, ma tutti i pescatori timonieri usavano d’accorgersi ch’ella vi era, senza vederla.“ Aggiunse „che molte e molte volte, egli medesimo l’avea colta sul fatto; che avea preso, e mangiato sovente di questo pesce; che frequentemente usava trovano nelle acque di Lissa; che la di lui figura rassomiglia al Congro, e la lunghezza non suol eccedere un piede, e mezzo; e che s’io avessi voluto vederne, e sorprenderne bastava, che alla buona stagione andassi colle peschereccie a far qualche viaggio fra l’Isole di Lesina e Lissa, dove ogni anno egli ne aveva trovato.“ Io non voglio, che crediate totalmente al mio Pilota: ma vi confesso, che ò una gran voglia di cogliere la paklara attaccata al timone d’una barca, che vada a vela. La resistenza meravigliosa de’ muscoli d’alcuni piccioli viventi marini come sono le Lepadi, che resistono così pervicacemente alla forza, che le vorrebbe staccare da’ loro scogli; il colpo che parte rapidamente dalla Torpedine, conosciuta in Venezia sotto il nome di Pesce Tremolo, e nel mare di Dalmazia sotto quello di Trnak; il vigore che mostrano i Dentici ne’ loro divincolamenti convulsivi, quando anche si trovano fuori del loro elemento, (per lasciar da parte quelli de’ pesci maggiori, come sono i Tonni, i Delfini, i Capidogli) mi fa sospettare che se non può essere vero alla lettera quanto della Remora ci lasciarono scritto gli Antichi, tutto non possa esser falso. È certamente cosa degna di qualche riflesso, che Plinio parli così a lungo di questo fenomeno come d’un fatto noto, e non rivocabile in dubbio: e che i Greci abbiano fabbricato sul fondamento della facoltà remorante di questo pesce la superstizione di appenderlo alle donne gravide talora per fermare i parti