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mi di vasi, e tegole, e dalle Lapide sepolcrali, che tratto tratto vi scappano fuori, essere stato quel lido a’ tempi Romani ben abitato. La principal ragione, per cui non si veggono intorno alla Vrullia molti vestigj di abitazioni antiche si è la ripidezza del monte superiore, e la quantità di sassi, che ne scendono insieme colle acque. La bocca del Vallone della Vrullia è temuta da’ naviganti pell’impetuosa subitaneità de’ venti che talvolta vi soffiano, e in un momento mettono a soqquadro quel Canal di mare, ch’è fra il Primorie, e l’Isola della Brazza, con grandissimo pericolo delle barche sorprese.
Poco lontano da questo luogo il Cantelio, la di cui Carta della Dalmazia è adottata come una delle migliori, mette le foci d’un fiume, cui fa derivare dal Lago di Prolosaz, da lui chiamato Brestolaz. Chi conosce la continuità, e l’altezza della montagna Dinara non può ammettere nemmeno la possibilità d’un tal fiume. Molti scrittori di cose Illiriche, e varj Geografi ricopiarono questo errore, come anche la pretesa Isola del Fiume Cettina verso le foci, e innumerabili altre storpiature di nomi, e distanze.
§. 12. Della Paklara, o Remora de’ Latini.
Io chiuderò questa mia Lettera col raccontarvi un fatto, al quale darete il valore che merita. Voi avrete più, e più volte letto negli antichi Naturalisti qualche miracolo della Remora, o Echeneide: e non senza scandalezzarvene un poco vi sarete incontrato nel racconto di Plinio, che dopo d’aver riferito sull’altrui fede un ritardo per questo pesce accaduto ad Antonio, positivamente asserisce una nave montata da Caligola, equipaggiata di quattrocento rematori, essere stata fermata, mentre il resto della flotta se ne andava a