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parecchie volte veduto, errando pelle sotterranee vastissime petraje di Costoggia nel Vicentino. D’egual candore, e lucidezza splendono molti torsi, che quà, e colà s’alzano immediatamente sotto le gocciaje più provvedute di parti pseudo-alabastrine, e che pajono veramente a prima vista nati fuor della terra come gli asparagi. La rilucente bianchezza loro, è ancora più paragonabile alla neve, che allo zucchero in pani. L’apparenza di vegetazione, che ingannò il cel. Tournefort, e più recentemente il dottissimo Autore della Storia Fossile del Pesarese, non ci sedusse però. Il Naturalista Francese, non era egualmente profondo nella Litologia, come nella Botanica, e quindi non gli si vuole fare un delitto d’aver creduto vero ciò, ch’era soltanto apparente: ma molto più è scusabile il nostro Italiano, che fidandosi d’Osservatori assai meno oculati di lui piantò le sue deduzioni su fatti poco dimostrati. Egli è ben lontano da’ pregiudizj delle scuole, che seguendo troppo letteralmente il buon vecchio Plinio, accordarono anche alle pietre la facoltà di vegetare. Fra tutti i marmi, questa spezie d’Alabastro, stillatizio, calcareo gli parve la sola, a cui dovess’essere accordata la vegetazione, chiaramente, ed espressamente da lui medesimo negata alle altre. Il forellino, cui sogliono avere nel centro le colonne, e i torsi che sorgono dal suolo delle caverne; l’essergli stato asserito, che non istilava acqua dalle volte delle grotte; e qualche altra simile inesattezza d’osservazione lo fè pensare ad espor-

    da Simone Occhi. Queste Lettere, e parecchi altri pezzi di varj Autori Italiani, che appartengono alla Storia Naturale Fossile, meriterebbero d'essere ripubblicati, e resi più universalmente noti, ed utili.