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trebbero far sospettare ch’essi fossero rovine d’antichi monti; ma io non ardirei d’asserirlo positivamente quantunque v’abbia fatto replicate osservazioni; sarebbe d’uopo vedere dall’alto, e a nudo quelle rovine. La fonte, che fu la prima visitata da noi, è a cento passi dal Casale; le radici del colle vi formano un mezzo cerchio all’intorno. Il Laghetto limpidissimo, che giace colà quasi nascoso fra’ dirupi, e fra l’ombre degli alberi, à intorno a trenta piedi di diametro; pretendono quegli abitanti che il fondo non vi si trovi; noi vi gettammo parecchie pietre bianche di varia mole, e le perdemmo di vista prima che si fermassero. L’acqua non vi si muove quasi, o per meglio dire, sembra al di fuori che la non vi si muova gran fatto. Ella profitta però del declivio per uscire dal Lago in gran copia, e formare un fiume considerabile due tiri di moschetto più sotto. Un infinito numero di Trote, alcune delle quali pesano sino a venticinque libre, esce coll’acqua insieme dall’interiora del monte, e varie altre spezie di pesci volgari fluviatili vi si veggono; ma l’apertura, che serve al loro passaggio non è accessibile, nè si vede al di fuori da chi vi guarda orizzontalmente. Fa d’uopo per iscoprirla mettersi su d’una dell’estremità dirupate del semicircolo, e guardarvi dall’alto. Intorno a sei piedi sotto la superficie del Lago scopresi attraverso dell’acqua un ciglione di marmo in forma di grand’arco irregolare, che sporge molto all’infuori. Per di sotto a questo esce l’acqua; e ’l di lei moto vorticoso, che sulla superficie poco, o nulla apparisce, scopresi pella inclinazione, che prendono nell’atto di scendere le pietre gettatevi. L’altra fonte, che non è molto distante dal Casale all’opposta parte, s’estende un po’ più considerabilmente pur in forma di Lago abbracciato a ferro di cavallo dalle radici marmoree del mon-