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terie, che il torrente conduce seco nelle gran piene. All’ultimo confine della terra ampelitica, che finisce di lasciarsi vedere sotto a una cateratta del torrente, e a varj massi ferruginosi caduti dall’alto, trovansi le radici, e il tronco d’un albero incarbonito, che à tre piedi di circonferenza. Egli stava tuttora, quando io fui colà, nella positura sua naturale, e dal di lui piede vedevansi partire le radici perfettamente intere sino alle minime diramazioni.

Io ne ò meco portate alcune, che somigliano alle silique del Carrubbio nella figura, ma sono incarbonite, e d’una lucidissima nerezza. La particolarità, che distingue questo tronco incarbonito dalla gran quantità di legni fossili, che si trovano pelle montagne, si è l’essere stato tagliato poco più d’un piede sopra le radici da un’accetta, o altro simile stromento, prima che lo coprissero gli strati marini. Il replicato esame fatto sopra della di lui situazione, e sopra ’l di lui stato attuale mette fuor di dubbio quest’antica verità. I filoni di terra marina divisi dal torrente corrono regolarmente oltre due braccia più alto del sito occupato dalle radici, e dal pedale. Questo à dei falsi tagli, ne’ quali s’è insinuato il bitume. Egli era poi anche mezzo sotterrato, allor quando colle mie proprie mani cavando la terra io l’ò messo a netto, condotto a ciò fare dal sospetto, cui m’avea ispirato la naturale situazione delle radici. Lascio decidere a chi sa più di me da quanto antica accetta sia stato tagliato quell’albero, di cui ci restano conservati i residui, e in quali tempi abbiano dominato su que’ terreni l’acque d’un mare adesso lontano da noi, che vi à deposto una così prodigiosa quantità di Testacei stranieri.

Il carbon fossile, e la terra ampelitica del Gipalovo-Vrilo, quantunque lontani parecchie miglia dalle mari-