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è cresciuto à sepolto le più antique pietre, e le più belle cose“.

Gli abitanti del villaggio, che sorse dalle rovine di Salona, traggono pur troppo spesso di sotterra Iscrizioni, ed altri lavori d’antichi scalpelli: ma la costoro ingordigia è così proporzionata alla barbarie, ch’ eglino preferiscono il rompere, e guastare ogni cosa al ritrarne un discreto prezzo. Io ò tentato di salvare alcune belle Lapide nuovamente scoperte dalle triste mani d’un villano che ne avea di già guaste molte altre, delle quali vidimo i rottami, per farsi delle imposte di finestre, e di porte: ma la di lui avidità ruppe i miei disegni per allora, e mi dovetti contentare di ricopiarle.

Un gran numero d’Iscrizioni Salonitane non pubblicate à raccolto un diligente Cittadino di Spalatro, dalla di cui cortesia io non ò potuto ottenerle. Egli le destinava all’Illustratore di quelle, che per la maggior parte deformate si trovano nel Vol. II dell’Illirico Sacro; e tanto meno ardisco dolermi, che mi sia stato preferito il celebre Uomo, quanto più sono lontano dall’impegnarmi ad illustrarle diffusamente, cosa che mi allontanerebbe dall’oggetto mio principale. Io avrei forse trascurato del tutto i residui antichi, se l’esempio rispettabile del Sig. de Tournefort non m’avesse dato coraggio di farne menzione alla sfuggita. L’aver poi conosciuto quanto facilmente traveggano, e scrivano cose ovvie, o puerili coloro, che si mettono a far gl’illustratori di antiche cose senz’aver fatto di proposito, e a lungo studj antiquarj, mi à persuaso a metter tutta questa messe fra le mani del dottissimo, ed eruditissimo Amico mio, il Co: Abate Girolamo Silvestri di Rovigo, come farò di quanto ne’ viaggi miei potesse cadermi sotto gli occhi d’antico.