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Un’infinità d’altri curiosi viventi propagansi ne’ piccioli seni del Porto di Bua, fra’ quali non v’à dubbio, che molti riuscirebbono nuovi ai Naturalisti: ma lunghe diligenze richiedonsi per osservarli ne’ varj loro stati; lunghe stazioni, per discoprirne l’indoli, e le qualità differenti; lunghi esami di Libri non ovvj, e di Collezioni farraginose per assicurarsi, che nessuno degli Scrittori di Storia Naturale Marina n’abbia parlato. Io ò sbozzato la Storia di parecchi: ma non la darò, se non quando mi sia riuscito di perfezionarla.
§. 7. Del litorale di Traù verso Spalatro, e della pietra di Milo.
Il litorale di Traù verso Levante è più coltivato, che spazioso. Egli stendesi appiè d’alti monti, e quasi mai arriva alla larghezza d’un miglio e mezzo fra la pianura, e ’l pendio coltivabile.
Due miglia lontano dalla Città sorge dalle radici del monte Carbàn un considerabile capo d’acqua, che non ignobile fiumicello formerebbe se avesse più lungo corso, e non si perdesse appena uscito dalle sotterranee caverne nel padule salso, che fa un po’ di torto all’aria, cui respirano i Traurini. I massi sconvolti, da’ quali esce questa gran fonte di sotto in sù, sono di pietra forte Lenticolare; la parte media del monte è di terra argillosa biancastro-azzurrognola, ora più, ora meno rassodata; la sommità di marmo volgare biancastro, di Brecciato, o di Lenticolare incostantemente, come si può arguire dalle ghiaje, che scendono pe’ rigagni eventuali dell’acque piovane, e pe’ ruscelli perenni, da parecchi de’ quali è irrigato quel delizioso litorale.
Otto macine girano in que’ Mulini, mosse da ruote orizzontali co’ raggi fatti a foggia di cucchiaj secondo l’usanza comune a quasi tutta la Dalmazia. In questo