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separazione da una massa continua, ch’io sarei tentato di credere si sieno staccate da strati molto estesi di monti, che più non esistono: quantunque il celebre Naturalista sopra nominato scriva che le focaje mai non si trovano disposte a strati. A questa congettura mi dà coraggio il ricordarmi d’aver personalmente osservato, e’l trovare minutamente descritto ne’ miei Odeporici uno strato di focaja verde, che vedesi attraversare orizzontalmente le materie vulcaniche d’una delle isolate colline di Montegalda, fra Padova, e Vicenza, detta il Monte-lungo. Ò poi cento volte avuto sotto gli occhi selci nere disposte a strati ne’ colli Euganei, e colà spezialmente dove sono formati di quella spezie di pietra calcarea bianca, scissile, piena di dendromorfi piriticosi, che fra noi chiamasi Scaglia, e pel resto d’Italia viene comunemente detta Alberese. Io so d’aver anche veduto sulle spiaggie di Manfredonia in prodigiosa quantità i ciottoli di focaja fluitati, erranti; e dieci miglia più addentro, al passo del Candelaro, ciottoli di focaja scantonati, coll’esterna corteccia candida, presi in una spezie di fragilissimo tufo marino composto da Madrepore, e frantumi di Testacei petrificati. Ma nè i ciottoli di Manfredonia, nè quei della collinetta aggiacente al Candelaro sono nativi de’ luoghi, dove attualmente si trovano, anzi manifestamente sono stati portati d’altronde.

Da questi fatti io mi credo concesso il diritto di rivocare in dubbio l’universalità della dottrina del Linneo: silex nascitur in montium cretaceorum rimis, uti quartzum in rimis saxorum1. Nè quindi stimo, che

  1. Linn. Syst Nat. Silex.