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monti di Marino1. Ne’ colonnati, nelle incamiciature negli ornamenti delle fabbriche antiche oltre i Graniti, i Porfidi, ed altri marmi vitrescenti veggonsi Breccie calcaree di varie macchie, e marmi uniti di varj colori, ed impasti provenienti da diversi paesi. Fra queste pietre della seconda classe farebbe d’uopo cercare quel Traguriense, che nobilitava il suolo nativo. È probabile che fosse qualche Breccia ben macchiata, confusa adesso colle Africane, da che le sommità di tutti i monti della Dalmazia ne danno varie e nobilissime spezie. È anche molto verisimile che del marmo statuario traessero gli Antichi dai contorni di Traù: ma chi ne indovinerebbe la cava senza riconoscerne la scoperta dal caso, o senza misurare a palmo a palmo il paese? Io feci delle ricerche non del tutto fruttuose per trovare il marmo salino presso a Traù; e v’ebbe chi cercò di sorprendere la mia buona fede, mostrandomi una scheggia di marmo Carrarese, come tolta dal Monte di Sant’Elia, che sorge vicino alla Città, dove in alpestre sito veggonsi antiche cave di marmi non affatto volgari, ma ben ancora lontani dalla finezza del Carrarese. Farebbe d’uopo che il Viaggiatore usasse sempre dell’attenzione, ch’io uso costantemente prima di asserire un fatto sull’altrui fede; cioè, ch’egli andasse

  1. È strana cosa che il celeberrimo Wallerio confonda il Peperino col Travertino, e nella descrizione, che dà dell’uno, e dell’altro mostri di non conoscerne bene nessuno. Alla p. 356, 357 della nuova edizione 1772 del suo Sistema mineralogico, egli si fida a d’Arcet, e asserisce, che il Peperino non è una pietra Vulcanica: ma poi alla p. 422, dimenticatosene riconosce per Vulcanico il Peperino, o sia Tiburtino credendo queste due differentissime spezie una cosa sola. Oh quante correzioni farebbero ne’ loro Sistemi, se viaggiassero un poco più gli Scrittori più celebri!