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intersecato da due ponti di pietra, e da un levatojo, che serve al passaggio delle barche.

La larghezza del canale fra la Città, e l’Isola Bua è di circa trecencinquanta piedi; egli è frequentatissimo dai Legni, che temono il mare, e che da Zara all’estremità orientale della Provincia studiansi di viaggiare lungo la costa sempre coperti dall’Isole.

Della Storia di questa Città pubblicò un farraginoso volume abbondantissimo di documenti, e buone notizie il celebre Giovanni Lucio, che vi nacque di nobilissima famiglia ora estinta. Ella à prodotto parecchi Uomini di Lettere, nella Biblioteca d’uno de’ quali fu rinvenuto il celebre Codice di Petronio col Frammento della cena di Trimalcione. Di questo Codice, che lo Spon à potuto vedere del MDCLXXV, non m’è riuscito di trovare alcuna traccia. Coriolano Cippico, Marino Statileo, Tranquillo, e Paolo Andreis sono i più illustri nomi fra’ Letterati Traurini. Di questi, e d’altri io darò forse in più opportuna occasione dettagliate memorie, profittando dell’erudite fatiche del dottissimo Vescovo, che si occupa nel raccoglierle; quando egli, che può farlo superiormente, non le dia al Pubblico per onore della sua Nazione.

Plinio facendo breve menzione di Traù, lo distingue dagli altri stabilimenti Romani pella celebrità del suo marmo; Tragurium oppidum Romanorum marmore notum. Vitaliano Donati à creduto, che il marmo Traguriense degli Antichi sia quello, ch’è conosciuto a’ dì nostri sotto il nome di marmo d’Istria, o di Rovigno. Sarà forse così; nè io ardisco d’asserire francamente il contrario a fronte d’un sì celebre Uomo. Ma se il marmo Traguriense fosse stato quella spezie di pietra forte volgare, onde in buona