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re quasi sino alle rovine di Salona, e comprende parecchie Isole abitate, oltre a un maggior numero di scoglietti deserti. Uno di questi è detto la Pianca picciola, ed è luogo stimato pericoloso per essere esposto all’aperto mare, a differenza del resto di quel litorale ch’è difeso dalle Isole.
Non si può a meno di non ridere leggendo nel primo Volume dell’Illirico Sacro del P. Farlati Gesuita che in tanto è pericoloso passo quello della Pianca, in quanto vi s’incontrano cozzando insieme le acque de’ Fiumi Narenta, e Cettina con quelle del Fiume Kerka. Le foci di Narenta sono ottantacinque buone miglia lontane da questo luogo: e quel Fiume mette in mare così lentamente, che la marea s’insinua ben dodici miglia nel di lui alveo. Il Fiume Cettina poi è lontano quaranta miglia dalla Pianca, ed anch’esso si perde lentissimamente sotto Almissa nell’acqua salsa. La Kerka finalmente cade nel Lago Scardonitano, ben trenta miglia lontano dalla Pianca, e dodici dal mare, a cui portasi confusa colle acque del vasto Porto di Sibenico. Da questo errore madornale d’un eruditissimo Uomo imparino gli Scrittori a non fidarsi ciecamente delle informazioni prese da gente ignorante. Fra i più osservabili luoghi della costa soggetta a questa Città è certamente pell’Amatore dell’Antichità quello, che vien detto Traù vecchio dal volgo de’ pescatori, e de’ marinari. Egli è lontano poco più di ventiquattro miglia da Sibenico, e intorno a nove dal vero Traù. Giovanni Lucio, il celebre Scrittore Traurino, credette che in quel sito fosse anticamente il Prætorium della Tavola di Peutingero. Io non vorrei attribuire a’ Romani una così cattiva scelta di luogo, e un così cattivo modo di fabbricare. Il sito è per tutti i versi infelice, fuor di mano, senza porto, senza campagna