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L’Isola di Zuri è mentovata da Plinio, col nome di Surium, dove sembra che Parvich, e Zlarin con altre molte minori oltre al numero di cinquanta, siano da lui chiamate collettivamente Celadusse, manifestamente invertendo la voce Greca δυσxέλαδοι, che vale mal-sonanti, o romorose. Il testo di Plinio, se si voglia seguire la comune lezione, racchiude uno sbaglio madornale di Corografia. Per rettificarlo basta però cambiare leggiermente l’interpunzione, e leggere così: Nec pauciores Trucones (insulæ) Liburnicæ. Celadussæ contra Surium. Bubus, & capris laudata Brattia1. Di fatti Zuri è la più esposta al mare di tutte; e à dirimpetto, fra se e il Continente, Kausvan, Capri, Smolan, il di cui nome può indicare l’antico uso di farvi della resina; Tihat desolata da’ pastori; Sestre, Isolette note per un’eccellente cava di pietra forte bianca, il di cui uso sarebbe molto men dispendioso, e molto più durevole, che quello delle pietre Vicentine; le coltivate e popolose di Parvich, e Zlarin, con altre molte ignobili. Il vestito delle femmine abitatrici di queste Celadusse, è differente da quello delle Isolane Truconidi, o del Canal di Zara.

Più assai, che dai residui di Romane abitazioni, i quali tuttora vi si riconoscono, è nobilitata l’Isola di Zuri dalla Pesca de’ Coralli, che non riesce mai sterile del tutto nelle acque ad essa vicine, e che trent’anni sono diede ricchezza immensa di questo prezioso genere per una secca oltremodo feconda, che vi fu scoperta di nuovo. Un Amatore della Storia Naturale istruito dall’esempio del vostro celeberrimo Conte Marsigli, di

  1. Plin. Hist. Nat. Lib. III. cap. ult.