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miglia di giro, ed è per la maggior parte coltivabile, deve aver somministrato ricchi prodotti a quegli abitanti. I Morterini de’ giorni nostri non godono di molto buona riputazione; e si osserva, che in ogni barca di ladri da mare v’è almeno uno di quest’Isolani, che serve di Pilota, e guida pe’ nascondigli delle più rimote calanche l’onoranda brigata. Lo stretto, che divide l’Isola di Morter dal Continente, è frequentatissimo dalle barche minori, che temono d’esporsi al mare nelle stagioni pericolose. Quindi è, che vi sorge un Villaggio riguardevole di ben fabbricate Case, e abitato da buon numero di commodi negozianti, quantunque in quel sito gli scogli vicini, e ’l Continente opposto, e i colli marmorei dell’Isola medesima sieno affatto ignudi, e rattristino colla mostra d’una sterilità, che fa orrore. Il marmo di quest’Isola, e delle minori contigue, è pieno di Corpi marini, che probabilmente appartengono al genere degli Ortocerati; in alcuni luoghi è traforato dalle Foladi, e queste vi crescono ad una grandezza che mi sorprese: alcuna di esse eccede in lunghezza i quattro pollici Parigini.
I proprietarj de’ fondi dell’Isola di Morter sono a cattivo partito. I coloni non si credono in obbligo di dar loro se non la quinta parte del vino che raccolgono, e niente di tutto il resto. Quindi ne avviene, che la vite sia pochissimo coltivata da que’ maliziosi Villani, e ad essa sia preferito l’ulivo, quantunque soggetto a maggiori disgrazie; o che sia lasciato il terreno alle greggie. L’indisciplinatezza de’ coloni avvalorata da fatali combinazioni mette i proprietarj de’ terreni a pericolo della vita per poco che vogliano scuotersi, e far valere la menoma parte de’ loro diritti. L’Agricoltura risente anch’essa gli effetti di questa costituzione viziosa, che à avuto origine ne’ tempi calami-