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ti con iscrupolosa fede espressi dal parafraste Illirico. Il Nardino vi accenna la raccolta della Manna come il Difnico, e la pesca de’ Coralli.

          Manna solo, Sibenice, tuo fælicibus astris
               Ambrosias tribuit, nectareasque dapes.

Il commercio de’ Coralli Sebenzani era bene stabilito in quel secolo, come lo provano questi versi

          Hæc quoque florescit speciosis unda Corallis,
               Qui dites Indos, antipodasque petunt.

Fra le altre molte cose all’enumerazione de’ pregi della sua Patria due costumanze particolarissime annovera questo Autore, una delle quali sussiste tuttora. Eccovi i quattro versi, ne’ quali sono racchiuse:

          Sic trino dicata Deo dum festa refulgent
               Civis in hac sceptrum nobilis Urbe tenet.
          Hic prius ostenso celebrat nova nupta Priapo
               Connubium, & socias porrigit inde manus.

Il Re di Sibenico creasi pelle feste del Santo Natale, e dura quindici giorni. Io non mi sono colà trovato in tempo, che lo potessi vedere; quindi scrivo solamente ciò, che me ne fu raccontato. Egli à de’ segni d’Autorità Sovrana, come quello di tenere presso di se le chiavi della Città durante il tempo del suo buffonesco regnare; d’aver luogo distinto nella Cattedrale, e d’esser Giudice delle azioni di coloro, che compongono la sua Corte efimera. Non è più adesso un Gentiluomo che faccia la buffonesca figura di Re, ma un qualche zappatore. Questo Re à però una casa destinata a ben alloggiarlo nel breve giro del suo governo; va per la Città coronato di spiche, vestito di scarlatto alla Nazionale, e con seguito di molti suoi Ufiziali. Il Governatore lo tratta a pranzo, e così il Vescovo; chiunque lo incontra per la via se gl’inchina. Il Borgo di Terra-ferma, e il Borgo di Marina fanno