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lui congiunto, e sopprimendo le poche linee, che scoprivano il vero Biografo Antonio Veranzio. Fra le molte cose pubblicate colle stampe di quest’Uomo è la migliore una Dissertazione Pro sacris Ecclesiarum ornamentis, & donariis, contra eorum detractores; a Roma MDCXXXV in 8°. Egli era allora Vescovo di Bosna. Pochi anni prima, avea dato alla luce un Leggendario di Santi Illirici di stirpe Reale, col titolo Regiæ Sanctitatis Illyricanæ fœcunditas, in 4°. MDCXXX, nel quale fra gli altri Santi annovera Costantino Imperadore, a cui sanno ben tutti quanto male il titolo di Santo convengasi. Gli altri opusculi del Tomco non meritano d’essere riferiti.

Jacopo Armolusich, creato di Carlo Veranzio, lasciò molti versi mss. Pubblicò a Padova del MDCXLIII un libretto, Slava xenska sprotivni odgovor Giacova Armolusichia Scibençanina çuitu sestomu. in 4°.

Guarino Tihich, o sia Tranquillo, visse nel principio del XVI secolo, e lasciò delle Poesie Sacre mss.

Pietro Difnico, contemporaneo de’ due primi Veranzj, scrisse alcune Poesie nell’idioma Illirico. Dalla medesima famiglia qualche altro dotto Uomo debb’essere stato prodotto: ma io ne cercai senza frutto le notizie. Di questo Pietro vi parlerò più sotto, e d’un

Giovanni Nardino, che scrisse in versi elegiaci latini delle lodi di Sebenico, soggetto che fu anche trattato da un

Giorgio Sisgoreo, di cui cita l’Opera il Tomco. Ogni diligenza usata per rinvenirla fu vana.

Pietro Macroneo Sebenzano, Canonico di Scardona, quantunque nominato da me dopo tutti gli