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le due spedizioni alla Corte Ottomana il dotto Prelato, de’ quali pell’ingiuria de’ tempi non ci restano memorie: ma basta, per far onore al di lui genio la traduzione, ch’egli fece fare degli Annali Turcheschi da lui trovati in Ancira. Questo Codice, che si conserva colle altre di lui carte a Sebenico, è quel medesimo, da cui trasse gran parte della sua Opera il Leunclavio1, e che dai dotti è conosciuto sotto il nome di Codice Veranziano. Resosi gloriosamente alla Corte non tardò ad avere il premio delle sue fatiche; e nel MDLXIX fu creato Arcivescovo di Strigonio, che dopo il Re è la prima figura dell’Ungheria, alla qual dignità si aggiunse nel MDLXXII quella di Vicerè. In quest’anno egli coronò Re d’Ungheria l’Arciduca d’Austria Rodolfo; e trovasi stampata in Venezia dal Rampazetto l’Orazione, ch’ei recitò in quell’occasione a nome degli Stati Ungaresi. Giovanni Seccervizio pubblicò a Vienna un Panegirico in versi Latini intitolato Verantius, al quale trovansi unite varie Poesie pur Latine d’Autori Tedeschi; Giovan Mario Verdizotti, stampò in Venezia un Poemetto, diretto all’Arcivescovo Veranzio sopra la vittoria navale riportata l’anno innanzi dell’armi Venete sopra i Turchi2. Nel principio del MDLXXIII Pietro Illicino gli dedicò un’Opera Teologica. Probabilmente molti altri libri uscirono sotto gli auspizj di lui; il buon Prelato era magnifico Protettore d’ogni sorte di