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dal suo Re spedito con altri due colleghi Ambasciatore a Ferdinando d’Austria Re di Boemia: ma con poco frutto. Il Re Giovanni morì del MDXL; e il Veranzio, di cui si conservano due lunghe Lettere su di questo avvenimento scritte a Giovanni Statileo allora Ambasciatore in Francia, sembrava indivisibilmente attaccato agl’interessi della Regina vedova Isabella, e del pupillo Giovanni II. Pella ottava volta fu inviato da Isabella al Re Sigismondo, che aveva preso moglie, nel MDXLIII; ed è stampata in Cracovia l’Orazione da esso recitata in quell’occasione, che vivamente dipingendo le luttuose circostanze dell’infelice Regina, fece piangere gli ascoltanti. Dopo breve riposo, nell’anno medesimo fu mandato al Re Ferdinando, da cui fu accolto umanissimamente, e trattato a pranzo. Sembra che da quest’epoca egli abbia incominciato a raffreddarsi verso Isabella, i di cui affari piegavano malissimo. Trovo che del MDXLIV rinunziò a Giorgio Utissenio la Prepositura Transilvana, il che non fece volontieri, come apparisce dai Frammenti d’un Dialogo, ch’ei scrisse molti anni dopo. Ad onta di questo il nostro Antonio restò qualche mese ancora nella Corte d’Isabella, e pella nona volta andò in Polonia a trattar d’affari con Sigismondo; dopo la qual commissione dimandò il suo congedo, e passò a Sibenico, d’onde partì conducendo seco due o tre de’ suoi Nipoti, fra’ quali Fausto. Si può pensare ch’egli abbia fatto qualche dimora in Italia sino al MDXLIX, intorno al qual tempo si ridusse alla Corte del Re Ferdinando, che su le prime diegli sufficienti rendite Ecclesiastiche, indi principiò a impiegarlo. Del MDLIII fu deputato ad Aly-Bassà, Beglierbego di Buda, e nell’anno medesimo fu creato Vescovo di Cinque-Chiese, e Consigliere Regio; indi spedito Ambasciatore in Turchia, con Francesco Zay.