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guerre, molti di quegli abitanti si riducessero a Sibinico, di modo che se ben allora non avea nome di Città, col tempo l’acquistò, e si governò molti anni senza esser sottoposta ad altri Principi che agli abitanti di se medesima. Ma non durò questa libertà; imperciocchè il Re d’Ungheria, che allora signoreggiava la Dalmazia, incominciò a tiranneggiarla, dalla qual tirannide volendosi liberare i Sibenzani non potendo più sopportare le insolenze degli Ungheri usate contro le mogli, e contro le figliuole, e nelle proprie facoltà, deliberarono di sottoporsi alla Signoria, come a Principe giusto, del MCCCCXII a’ dodeci del mese di Luglio, essendo Principe il Serenissimo Michele Steno, di felice memoria.“
Qualunque sia stato veramente il principio di questa Città, o simile a quello di Roma, o da una serie di piccoli accrescimenti prodotto, ella è la meglio, e più teatralmente situata, che v’abbia in Dalmazia, e dopo Zara la meglio fabbricata, e popolata di nobili famiglie, tanto lontane dalle barbare maniere degli antichi pirati, quanto le case loro lo sono dalle meschine Sibice. Il Castello eretto sul monte, che la copre, potè preservarla dai replicati sforzi de’ Turchi; e per difenderla dalla parte del mare, v’à dinanzi all’angusto canale, che introduce nel porto, un altro Forte, bell’opera del Sammicheli, che vi à messo una porta molto simile a quella sua celebre di Verona. Fra le fabbriche di Sibenico merita d’essere osservato il Duomo, quantunque sia di tempi barbari, per la magnificenza del fabbricato, e molto più pel suo tetto composto di gran tavole di marmo connesse insieme: lavoro ardito quanto qualunque altro analogo di tempi Romani. In questa Città fiorirono nel XVI secolo le Lettere, e le Arti più che in qualunque altra della