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mino sì per acqua, che per terra. Cavalcando pelle altezze de’ colli, vidimo di molti massi disequilibrati, e tratti assai considerabili di breccia ghiajosa. Scendendo poi a seconda del fiume, nel ritornare da una replicata visita fatta alla Cascata, ci fermammo a due colline opposte, l’una di marmo volgare calcareo, e di ghiaja rassodata in breccia, l’altra per la maggior parte Vulcanica. Questa seconda, detta Capitùl, merita d’essere visitata per la gran varietà di materie Vulcaniche, che somministra. Vi si trova una pietra leggierissima, biancastra, sparsa di mica aurea, manifestamente prodotta dal fuoco sotterraneo, che, quantunque non sia cavernosa, credo possa chiamarsi pomice micacea, avendo riflesso alla sua porosità, leggierezza, e all’origine Vulcanica. Esaminata colle lenti mostra d’essere composta di minuta arena vitrescente semifonduta, e pare che consti degli stessi principj, che un eccellente Tripoli, di cui ò rinvenuto la vena appiè del colle medesimo. V’ànno delle scorie ferrigne nere, cavernose, e pietre arenarie rossiccie, e gialle; una sorte di breccia arenaria di fondo pagonazzo pezzata di bianco; una spezie d’Ardesia micacea1, grumi erranti di Pozzolana di colore avvinato2 rassodata quasi a durezza di pietra; e finalmente molti sassi rassomiglianti al Porfido, che conservano manifesti segni di antica fusione. Tanto nelle materie, che lo compon-