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è pegli orecchi miei più armonioso, che l’Illirico litorale; nè questo possono aver per male i Dalmatini maritimi, da che gli orecchi miei sono ben lontani dal pretendere d’esser giudici competenti in sì fatta materia. Ma torniamo alle Canzoni.
Il Morlacco, viaggiando pelle montagne deserte, canta, e particolarmente in tempo di notte i fatti antichi de’ Baroni, e Re Slavi, o qualche tragico avvenimento. Se s’incontra, che su le vette d’un monte vicino un altro viaggiatore cammini, ei ripete il verso cantato dal primo; e questa alternazione di cantare continua
nella più tenera età: ma v’ebbe nobilissima educazione in casa dell’Ammiraglio Zmajevich, dopo la morte del quale fu condotto in Dalmazia dall’allora Abate Caraman, ch’era stato spedito in Russia per acquistar notizie inservienti alla correzione de’ Breviarj, e Messali Glagolitici. Il giovinetto Sovich fu accettato, per le raccomandazioni di Monsignor Zmajevich allora Arcivescovo di Zara, nel Seminario della Propaganda, dove si applicò agli studj sacri, e particolarmente a quello degli antichi Codici Glagolitici. Fu di grande aiuto a Monsignore Caraman, che morì anch’egli tre anni sono Arcivescovo di Zara, nella correzione del Messale, e nella redazione di una voluminosa Apologia, che restò inedita. Ottenne in premio delle sue fatiche l’Arcidiaconato della Cattedrale di Ossero, dove visse contento in filosofica pace, dividendo lietamente coi poveri, e cogli Ospiti quel poco, ch’ei possedeva. Fu richiamato a Roma più volte pella correzione del Breviario; v’andò una sola, e se ne tornò malcontento. Non abbandonò gli studj nella sua solitudine, e ne rende buona testimonianza la quantità di pregevoli schede, ch’io vidi più volte standomene presso di lui. Fra queste deve trovarsi una fatica condotta a perfezione, ch’è la Grammatica Slavonica di Melezio Smotriski, messa in latino, col testo a fronte, purgata dalle superfluità ed arricchita di nuove osservazioni per uso de’ giovani Ecclesiastici Illirici. Quest’opera è tanto più meritevole di vedere la luce, quanto che la Lingua Sacra Slavonica, che si studia ne’ Seminarj di Zara, e d’Almissa, non à Grammatiche ben condotte; e che, morto l’Arcidiacono Sovich, non v’è più (sia detto con buona pace de’ vivi) chi possa a buon diritto chiamarsene Professore.