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to disposta a ben servire alla Musica, e alla Poesia sarebbe questa lingua, vocalissima, ed armoniosa, che pur è quasi totalmente abbandonata, anche dalle Nazioni colte, che la parlano. Ovidio, mentre vivea fra gli Slavi del Mar Nero, non isdegnò di esercitare il suo talento poetico facendo versi nell’idioma loro, e n’ottenne lode, ed applauso da que’ selvaggi; quantunque si vergognasse poi d’aver profanato i metri Latini, per un ritorno di orgoglio Romano1. La Città di Ragusi à prodotto molti Poeti elegantissimi, ed anche delle Poetesse di lingua Illirica, fra’ quali è celebratissimo Giovanni Gondola; nè le altre Città litorali, e dell’Isole di Dalmazia ne furono sprovvedute: ma i troppo frequenti italianismi ne’ dialetti loro introdottisi ànno alterato di molto l’antica semplicità della Lingua. I conoscitori di essa (col più dotto de’ quali, ch’è l’Arcidiacono Matteo Sovich di Ossero, io ò avuto su di questo particolare lunghissime conferenze) trovano egualmente barbaro, e ripieno di voci, e frasi straniere il dialetto de’ Morlacchi2. Ad ogni modo, il Bosnese, che parlasi da’ Morlacchi fra terra,
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Ah! pudet, & Getico scripsi sermone libellum,
Structaque sunt nostris barbara verba modis.
Et placui (gratare mihi), coepique Poetæ
Inter inhumanos nomen habere Getas.De Ponto IV. Ep. 13.
- ↑ Il dotto, pio, benefico ed ospitale Arcidiacono Matteo Sovich è passato da questa a miglior vita, verso la fine dello scaduto Febbrajo, con vero dolore di tutti i buoni, e gravissima perdita Nazionale. La memoria di quest’uomo degnissimo di più lunghi anni, e di più luminosa fortuna, non dovrà perire, se i Dalmatini vorranno aver a cuore il proprio onore, e vantaggio. Il Sovich nacque a Pietroburgo sul principio del secolo, da Padre chersino colà passato al servigio di Pietro il Grande. Restovvi orfano