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di legno rozzamente connesse, nelle quali dormono senza materasse, o lenzuola, fra le Schiavine. Il letto della maggior parte è il suolo ignudo, su di cui stendono la coperta, nella quale si ravvolgono come fegatelli, mettendovi al più qualche poco di paglia sotto. Nel tempo di state amano di dormire all’aria aperta del cortile, e prendono per certo il miglior partito per liberarsi dagl’insetti domestici. I mobili delle loro capanne sono i pochi, e semplici, che abbisognano ai Pastori, e agli Agricoltori poco avanzati nell’Arti loro. Se le case de’ Morlacchi ànno un solajo, e un tetto di pietra, o di coppi, le travature sono il guardarobba della famiglia, che deve in tal caso essere ben provveduta: le Signore però dormono in terra, anche abitando così nobili case. Io mi sono trovato qualche volta anche a vederle macinare sino alla mezza notte trascorsa, urlando ad alta voce non so quali diaboliche Canzoni, nella stanza medesima, in cui io dovea dormire, e in cui dormivano saporitamente a tal musica dieci, o dodici persone stese per terra. Ne’ luoghi rimoti dal mare, e dalle Città, le case de’ Morlacchi, non sono pell’ordinario, che capanne coperte di paglia, o di zimble; così chiamano certe assiccelle sottili usate invece di tegole pelle montagne, dove non si trovano pietre scissili da impiegare a quest’uso, o dove temono, che il vento possa accoppare gli abitanti sotto le rovine dei tetti. Gli animali abitano il medesimo tugurio, divisi dai padroni col mezzo d’un’intrecciatura di bacchette impiastricciate di fango, o di sterco bovino; le muraglie delle capanne o sono anch’esse di questa materia, o sono grossissimi ammassi di pietre unite a secco, l’una sopra l’altra.
Nel mezzo della capanna sta il focolare, il di cui fumo esce per la porta, non avendovi pell’ordinario al-