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portano calzoni, essendo prima di quel tempo considerati come ragazzi incapaci di lavorare, e di guadagnarsi il vitto.
Nell’occasione de’ parti, e particolarmente de’ primi, tutti i parenti, ed amici mandano regali di cose da mangiare alla puerpera, e di questi si fa poi una cena detta Bàbine. Le puerpere non entrano in Chiesa se non dopo quaranta giorni, previa la benedizione lustrale.
La prima età dei fanciulli Morlacchi si passa fra’ boschi a guardia delle mandre, o delle greggie. Ogni sorta di lavori escono lor dalle mani, e in quell’ozio s’addestrano a farne con un semplice coltello. V’ànno delle tazze di legno, e degli zufoli adornati di bassorilievi capricciosi, che non mancano di aver un merito, e provano abbastanza la disposizione di quella gente a cose più perfette.
§. 12. Cibi.
Il latte in varj modi rappreso è il nudrimento più comune de’ Morlacchi; eglino usano di farlo agro coll’infondervi dell’aceto, e ne riesce una spezie di ricotta oltremodo rinfrescante; il siero di questa è bevanda graditissima da loro, e non disgustosa anche a un palato straniero. Il cacio fresco fritto nel burro è il miglior piatto, cui sappiano preparare all’improvviso per un Ospite. Di pane cotto alla nostra foggia non ànno grand’uso; ma sogliono farsi delle stiacciate1 di miglio, d’orzo, di gran Turco, di saggina, e di frumen-
- ↑ Le chiamano Pogaccie, probabilmente dalla nostra voce Focaccia, pronunciando la lettera F alla Slavonica antica.