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sa; dopo questo termine, l’uso le dispensa da tal complimento: come se l’intollerabile sporchezza, a cui s’abbandonano pell’ordinario, le rendesse indegne di praticarlo. Fors’è ad un tempo causa, ed effetto questo loro sudiciume della maniera umiliante, con cui vengono trattate dai mariti, e da’ parenti. Essi non le nominano giammai, parlando con persona rispettabile, senza premettere l’escusatoria con vostra sopportazione; il più colto Morlacco, dovendo far menzione della moglie sua, dice sempre, da prostite, moia xena, „vogliate perdonarmi, mia moglie.“ Que’ pochi, che ànno una lettiera, su cui dormire nella paglia, non vi soffrono già la moglie, che dee dormire sul pavimento, e ubbidire soltanto quando è chiamata. Io ò dormito più volte in casa di Morlacchi, e sono stato a portata di veder quasi universalmente praticato questo disprezzo al sesso femminino, che se lo merita colassù, dove non è punto amabile, o gentile, anzi deforma, e guasta i doni della Natura.

Le gravidanze, e i parti di queste femmine sarebbero cosa nuova fra noi, dove le Signore patiscono tanti languori, e sì lunghe debolezze prima di sgravarsi, ed ànno d’uopo di tante circospezioni dopo la grand’operazione. Una Morlacca non cangia cibo, non intermette fatica, o viaggio per esser gravida; e spesso accade ch’ella partorisca nel campo, o lungo la via da per se sola, che raccolga il bambino, e lo lavi alla prim’acqua che trova, se lo porti in casa, e ritorni il dì seguente a’ consueti lavori, o al pascolo delle sue greggie. Anche se nascono in casa, i bambini sono per inveterato costume della Nazione lavati nell’acqua fredda; e posson ben dire di se i Morlacchi ciò, che gli antichi abitatori d’Italia:

          Durum a stirpe genus natos ad flumina primum
          Deferimus, savoque gelu duramus, & undis.