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CAPITOLO XXVI.
Ora che sono più tranquillo, voglio un poco provarmi a parlare senza commozione dei due ritratti, che susseguono al quadro della pastorella dell’Alpi.
Raffaello! la tua effigie non poteva esser dipinta che da te stesso. Chi altri avrebbe ardito mai.... — Oh come quel volto sì dolce, sì aperto, sì fino, annunzia l’indole tua, e il tuo ingegno!
Per compiacere alla tua ombra ti ho posto vicina l’imagine della tua bella, a cui gli uomini di tutti i secoli domanderanno pur conto dell’opere sublimi, di cui la tua morte immatura ha privato il mondo.