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CAPITOLO XLII.
Era seduto, dopo desinare, presso al mio fuoco, ben incapperucciato e ravvolto nel mio abito di viaggio, aspettando l’ora della partenza; quando i vapori della digestione, portandosi al mio cervello, ostruirono talmente i passaggi, per cui le idee vi si recano movendo dai sensi, che ogni comunicazione fu intercetta; e come dagli uni più non proveniva al cervello veruna idea, così questo più non poteva inviar loro quel fluido elettrico, il qual gli anima, e con cui l’ingegnoso dottor Vailli risuscita i ranocchi morti.
Si comprenderà facilmente, dopo aver letto questo preambolo, perchè la mia testa cadde sul mio petto, e come i muscoli del pollice e dell’in-