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132 | Viaggio. |
mille volte più deliziosi che i giardini d’Armida. Oh! qual pittore colorir potrebbe ciò che in essi è di magico; qual poeta esprimere le dolcezze che in essi io provo?
Quante volte non ho io maledetto questo Cléveland, che s’imbarca ad ogni istante fra nuovi malanni, cui potrebbe evitare! — Non posso soffrire questo libro, con questa catena di sciagure; ma fa ch’io l’apra per distrazione, e bisogna che mel divori sino alla fine.
Come lasciare il pover uomo fra gli Abaqui? che diverrà egli fra que’ selvaggi? Ancor meno io m’arrischio ad abbandonarlo nel suo tentativo, per uscire di cattività.
Alfine io prendo tal parte alle sue pene, a quelle della sua famiglia sventurata, che l’apparizione inattesa dei