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46 | Contorni delle Isole Borromee. |
Lavori di granito di Baveno antichissimi noi abbiamo; e sin dal secolo xiv molto se ne adoperò pel Duomo, il quale da questi contorni per acqua alla città trasportavasi, sotto nome di pietre silicee, dond’è venuto il volgar nome di Sarizzo. Sembra però che non da cave sieno stati tratti, ma bensì da’ mentovati massi sparsi colà, come per tutti i nostri monti. Solo ai tempi del gran san Carlo Borromeo, che col suo zelo e colle sue ricchezze ravvivò presso di noi le belle arti, come la pietà, si pensò ad adoperare il granito di Baveno, e formar ivi delle cave, traendosi vantaggio dal trasporto per acqua comodissimo. Le più grandi moli che abbiamo d’un pezzo solo di granito di Baveno sono le due colonne presso la porta maggiore nell’interno della Metropolitana, le quali hanno quattro piedi di diametro e quaranta d’altezza. Ivi pur si vede come ben prenda il pulimento. Il granito qui chiamasi migliarolo perchè sembra composto di granellini.
Ma chi vuol meglio esaminare il granito di Baveno, non solo ascende alle cave, ma sale fra i fertili castagneti e ubertosi prati detti le Alpe, sul monte Margozzolo. Il monte per cui s’ascende, costeggiando il torrente summentovato, è formato del già detto scisto micaceo o sia gneiss. Giunto all’alto, uno vedesi con sorpresa sur un fondo torboso. La