da, radendo il monte da Solcio e Solcietto sino al mentovato torrente, e andando quindi a Lesa, forma, direm così, la corda d’un grand’arco. Ivi il naturalista può vedere a luogo a luogo lo scistoso nocciolo del monte, che più non è calcare, come presso Arona, e le ruine de’ monti superiori. Percorresi Lesa, ch’è un lungo borgo, ricco pe’ vini copiosi ed eccellenti, e abbondante d’ottima frutta. Tale è pur Belgirate, a cui, costeggiando sempre il lago, presto si giunge; e progredendo verso il nord-ovest, s’entra nel summentovato seno delle Isole Borromee. Può il passaggiere cercare una barca a Stresa, di cui parleremo nel Capo IV; ma se vuole di più accorciare la navigazione, viene sino al torrente detto il Rotto, e può anche tragittarlo su magnifico ponte, per essere rimpetto all’Isola Bella. La nuova strada è dappertutto ampia e ben soda, avendo il fondo or di sassi portativi, or dello stesso scoglio scarpellato; ed è sempre sostenuta da grossissime pareti con frequenti eleganti ponti di graniti diversi, sovente trovati sul luogo istesso. Nel tagliare il nocciolo del monte, specialmente da Belgirate a Stresa, si sono scoperti de’ filoni di rame e di piriti diverse: v’ha in alto presso Gralia della pirite che credesi aurifera, e presso Ginesio del piombo; ma non tali sinora che per la qualità e la quantità meritino un regolar lavoro.