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Borgo di Vico. 277

lago cheto vedeansi ivi giacer nel fondo marmi quadrati, tronchi di colonne e piramidi dall’età divorate. Or è de’ Fossani. Oggidì questo sobborgo presenta quasi una nuova e vaghissima città. La prima casa è Grumello dell’elegante scrittore Giambatista Giovio che più volte ho rammentato. Vien indi la villa Odescalchi, di cui nulla v’ha di più grandioso in que’ contorni: sarebbe solo desiderabile che fosse più elevata, e più sodo e sicuro ne fosse il fondo. Ivi, al riferire di Benedetto Giovio, era il magnifico Suburbano di Caninio Rufo, e ’l porticale e l’euripo e l’ombrosissimo platano (platanon opacissimus) celebrato da Plinio 1, al cui luogo veggonsi ora degli ampi tigli, e v’era dianzi un immenso olmo, di cui quel sito ritiene il nome.

Tra il borgo di Vico e la città è un piano, intorno a cui s’è disputato se meno o più insalubre sieno per renderlo le piantagioni de’ salci. Il torrente Cosia, che, passando fra le città e ’l monte, vien ivi a versar le acque, e strascinare i suoi sassi nel lago, vuol essere di tempo in tempo spurgato, acciò non alzi soverchiamente il letto. Il mentovato G. B. Giovio ne descrive i mali, e ne propone i rimedj nel V. degli Opuscoli Patrj che m’ha fatto l’onore di dirigermi.

  1. Lib. 1 ep. 3.