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Ramo di Lecco. 237

gette, come Campione (di cui parlammo alla pag. 159) al P. Abbate di s. Ambrogio maggiore di Milano, dono pur essi dell’imp. Lottario, fatto a’monaci nell’anno 833, acciò da quegli uliveti traessero olio per le lampade che arder dovevano all’altare del s. Dottore. È presso Limonta una buona cava di gesso al basso, e del bel marmo nero in alto. Pria di giugnere a Pescallo e alla punta di Bellagio, vedesi la villa Giulia dei sigg. Venini, bello e dispendioso edifizio, a comodo e vaghezza del quale s’è tagliato sul dorso del promontorio uno stradone magnifico che porta sin al ramo occidentale del lago.

Presso la punta veggonsi enormi e nudi scogli, e ’l monte tagliato a picco: ma quanto è l’orrore che qui si vede, altrettanto maestosamente bella è la punta del promontorio tutta coperta d’ulivi e di pini, dopo la quale per non comoda via si può salire al palazzo, quando andar non si voglia a cercare una strada migliore nel borgo stesso di Bellagio (Bilacium). Vuole il Giovio che ivi fosse la Tragedia di Plinio, villa da lui così appellata per l’orrevole maestà del luogo. Narra infatti Plinio che la sua villa coll’alta schiena del monte divideva i due laghi. Nel palazzo evvi un frammento d’iscrizione ad un M. Plinio. Nel secolo xiv era nido di scellerati uomini di Valcavargna,