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108 Alpe, Caolino.


Quando vi fui nel 1797, mio oggetto primario era il vedervi certo sasso candido, composto di cristalluzzi, che facilmente sfarinavasi, e di cui m’erano stati mostrati de’ saggi sotto nome di caolino. Io lo trovai vicino alle ultime capanne de’ pastori, e poco sotto la neve che vi si conserva tutto l’anno, entro il burrone, coperto allora in gran parte da sassi superiormente cadutivi. Il nocciolo del monte è di granito in tavole, facile a dividersi in istrati, e a suddividersi in pezzi angolari; e tale è tutto il monte sino alla vetta, formata di nudi scogli, inclinati al S.O, a foggia di immensi tetti. Il caolino, che pur io così chiamerollo, trovasi in un filone perpendicolare agli strati del granito. Questo filone, che ha molti piedi di larghezza, è d’una sostanza grigio-nericcia lamellosa e tenera, entro cui corrono rilegature candide; e queste sono il caolino. Ove questo è puro, trovasi cristallizzato in colonnette fibrose quadrangolari, troncate in cima, ove formano or un quadrato or un rombo. Le più lunghe colonnette hanno 2 lin. di lunghezza e 1/8 di lin. di diametro. La rilegatura di caolino più larga fra quelle che vidi è di circa 4 pollici, ma esse sono frequentissime. Vi si trova a lati, come formante la ganga, una sostanza bianca verdognola, simile alla smettite per la morbidezza e pel colore, e che s’impasta come l’argilla.