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96 Plateau, Sempione.

pietra fassi cadere dalle più alte creste de’ monti.

Non tardasi a giugnere alla solitaria casa del sig. barone di Stockalber, che pare una torre quadrata, anzi che una casa destinata a servire d’ospizio ai viandanti1. V’abitano, appunto per esercitare l’ospitalità, alcuni Canonici regolari qui venuti dal Gran San Bernardo; ma ora ad essi si fabbrica più presso alla vetta un’abitazione più adattata all’oggetto della loro istituzione; essendo loro state assegnate nel regno italiano entrate sufficienti a tal’uopo. In quell’altezza abbondano pure vene metalliche; ma, per quanto io so, non utili sinora. Pochi alberi vi si veggono, ma il monte, ove v’è terra, vedasi coperto di rododendri, e gli scogli lo sono di licheni or rossi or verdi. Trovasi a quell’altezza un’estesa torbiera, che la strada ha tagliata.

La vetta chiamasi il Plateau. Ha al fianco orientale un gran ghiacciaio, che parte delle acque manda all’Italia, e parte alla Francia: queste entrano nel Rodano. La nuova strada, stando sul fianco del monte che guarda mezzodì, nella quale pur v’è la galleria delle Tavernette, dolcemente discende a

  1. Prima di giugnere all’Ospizio vedonsi gli scisti micacei. Oltre il monte lo scisto è a base di talco; presso l’Ospizio, calcedonia semi-trasparente.