Pagina:Viaggio Da Milano Ai Tre Laghi.djvu/109


Val di Vedro. 93


Al ristringersi della valle del Dovedro è convenuto scavare la strada molto nel sasso, ch’è sempre granitoso e in massa, e farvi un’altra galleria sotto Trasquera. Questa non è più lunga di dieci metri. Chiamasi la galleria d’Isella, nome d’un paesuccio, a cui presto s’arriva.

Gli enormi massi che son nel fiume, le vaghe cascate d’acqua spumosa, le spalle e le creste de’ monti coperte di faggi, o ispide per gli abeti, le grandi scogliere che stanno in alto, e par che minaccino di cadere, sono tutti oggetti che occupano e sorprendono e talora pur ispaventano il viaggiatore.

Da Isella si va a Gondo, ma prima di giugnervi si passa per due gruppi di case, de’ quali uno dicesi Balmerei, e l’altro San Marco. Ivi vedesi a sinistra una vaghissima cascata. Gondo sta presso al confluente d’un torrente, che venendo dal S. O. si getta nel Dovedro. Lì presso è una miniera di pirite aurifera1, e sen lavorano tre filoni, i quali stendonsi anche alla sinistra del fiume. Ivi pure è un filone di marmo, che somministra la calcina alla parte media della valle. Presso Gondo è il confine del Regno Italiano, e comincia il Vallese, ora Impero Francese.

  1. La miniera di Gondo è di rame piritoso. Nel 1807 se n’era perduto il filone, che si ritrovò nel 1811.